SERGIO SCABAR

teatrino vegetale

da venerdì 27 maggio a sabato 18 giugno 2016. Prorogata fino a SABATO 25 giugno 2016

Inaugurazione:
venerdì 27 maggio ore 17.30 drink

C'è veramente qualche cosa di alchemico e misterioso nell'opera di Sergio Scabar?
Indubbiamente la tecnica esecutiva, gelosamente custodita dall'artista, viene realizzata con procedimenti di stampa personalizzati. Si tratta di modalità operative manuali, come la tecnica ai sali d'argento, già in uso ai primordi dell'arte fotografica che certamente, anche per complessità attuative, può definirsi “alchemica”. Agli esiti finali, magistralmente ottenuti dall'artista, concorre inoltre la pluridecennale esperienza nella ripresa fotografica analogica.
Degno di nota il fatto che la tiratura di ogni immagine viene eseguita in esemplari unici.

Nelle opere di Sergio Scabar però c'è di più.
L'analisi del suo percorso nell'arte, a cominciare dai primissimi anni Sessanta, denota una indubbia consonanza a tematiche mitteleuropee, alle quali si avvicina con garbo, interpretandole in modo del tutto singolare.
Nel corso degli anni Novanta perfeziona la tecnica di stampa ai sali d'argento, definendola "alchemica" e crea le prime opere della serie Il teatro delle cose, immagini magiche, sospese in uno spazio estatico, quasi metafisico.
Alla scelta dei soggetti, alla loro collocazione in uno spazio indefinibile, studiato e scupolosamente misurato, alle dimesioni ridotte dei suoi lavori, alla presenza di cornici, realizzate artigianalmente di volta in volta per ogni singolo soggetto e che divengono parte integrante dell'opera, si accompagna l'imprescindibile ricerca sulla luce.

La luce, senza la quale il processo fotografico non potrebbe esistere, diviene per Scabar un elemento sostanziale, da dosare, calibrare per sottrazione, sino a raggiungerne la minima presenza.
Di fatto, la sensibile assenza di luce che caratterizza tutti i lavori dell'artista, accentua la profondità degli spazi percepiti, esaltando quel magico e misterioso equilibrio interno che rende emblematica ogni sua opera. La morbida gamma cromatica si espande con un susseguirsi di grigi intermedi, per giungere a profondi toni scuri e chiari fino al bianco.
Le forme plastiche emergono dal fondo con effetti tridimensionali, in uno spazio statico e irreale, dove i soggetti ritratti assumono valenze e significati nuovi.

Le opere esposte alla Galleria d'arte La Piazzetta a Udine, appartengono alla più recente produzione dell'artista: la serie Teatrino vegetale. Qui la sofisticata ricerca di Scabar si accentua, raggiungendo esiti particolarmente apprezzabili. Veri e propri “ritratti” di elementi del mondo vegetale: le teste d'aglio, le foglie e i cespi d'insalata, gli asparagi sono trattati da Scabar come “protagonisti” in scena, ripresi in uno spazio artificiale e senza tempo, sospesi tra realtà e apparenza.

a cura di Rafaella Loffreda